Il giorno di Santo Stefano sono andato al cinema a vedere l’ultimo film di Checco Zalone “Buen Camino”. Da pellegrino di vecchia data ero molto curioso. Tra l’altro le riprese a Santiago si sono concluse tre giorni prima che vi giungessi al termine del mio Cammino Inglese nell’ottobre del 2025. E vabbè 😅
Mi sono divertito molto, la comicità scorretta di Zalone mi piace e – soprattutto – la trovo piuttosto liberante per uno come me che spesso per eccesso di pudore preferisce non dire in maniera così diretta ciò che pensa.
Il film è indubbiamente “leggero”, non si propone di insegnare nulla ma solo di far trascorrere novanta minuti di divertimento e spensieratezza. Pertanto, i temi importanti che sono alla base della struttura narrativa del film sono inevitabilmente trattati con una velocità che qualche volta scivola nella superficialità. Ciononostante, questi temi non sembrano buttati lì a caso e vogliono provocare e far riflettere, sia pure nella spensieratezza del clima natalizio.
Cosa c’è a mio avviso di interessante? A mio parere molto. Innanzitutto, si parla di Disturbi del Comportamento Alimentare. Qui, per averne sofferto in prima persona, ho sentito una certa resistenza. Troppo superficiale, e lo stile dissacrante di Checco mi è sembrato fuori contesto. Positivo però mi è sembrato il fatto che se ne sia parlato in un prodotto cinematografico destinato ad un vasto pubblico. Sappiamo che i DCA sono più diffusi di quanto si pensi, parlarne aiuta a raggiungere quella consapevolezza necessaria per farsi aiutare e – soprattutto – uscire dallo stigma che colpisce chi ne soffre.
Altra presenza interessante sono i preti e suore che Zalone incontra nel suo Cammino, figure sempre positive. Ce ne sono sempre nei film dell’attore pugliese e sempre in ruoli che ne sottolineano il servizio alle persone, guardati con simpatia e senza giudizio anche nei loro tratti più burberi. In questa pellicola sono forse l’unico riferimento al senso cristiano del pellegrinaggio o, meglio, al Senso del pellegrinaggio. Chi ha camminato verso Santiago, indipendentemente dalle proprie idee religiose e dalle proprie motivazioni umane, sa che in mezzo ad un deserto di chiese chiuse i luoghi in cui si vive un’accoglienza degna di questo nome sono quelli in cui con spirito veramente cristiano si offre un luogo dove riposare non solo il corpo ma anche lo spirito.
Inoltre non importa come o perché inizi a Camminare, l’importante è lasciarti coinvolgere. Spesso nei discorsi tra pellegrini si giudicano i cosiddetti “turistgrinos”, cioè i pellegrini che percorrono solo i km necessari per ricevere la Compostela e/o si fanno trasportare i bagagli da una tappa all’altra e/o saltano qualche tappa magari perché le loro condizioni fisiche non gli permettono di affrontare tappe più impegnative. Zalone è uno di loro, che fa il cammino come può ma che aiutato dai compagni e dalle compagne di strada si converte – finalmente – all’amore paterno.
Infine c’è un messaggio chiaro sul rinnovamento che il Cammino porta in chi si coinvolge: non si perdona qualcuno o qualcosa ma si impara ad AMARE. Il segreto del Cammino è tutto qui. È questa la trasformazione di Zalone bene espressa dall’immagine finale del film. Si tratta, come dice chiaramente una delle protagoniste, di un amore-dono, che è l’amore cristiano della Croce. Forse solo una cosa sembra mancare: Santiago. Si, proprio San Giacomo che di quell’amore è stato testimone fino al dono della vita, come Gesù. Ma questa assenza non pesa, in fondo è una assenza-presenza lungo tutto il Cammino, quello di Zalone, quello di Santiago, quello della vita.
In sintesi: divertente, irriverente, provocatorio, leggero, da vedere per liberare la mente e rilassarsi un po’.
⭐️⭐️⭐️ su cinque.
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