«Padre Anatolij passeggiava nel chiostro e notò un giovane che piangeva da solo sull’uscio della cappella. Lo interrogò: “Figliolo, cosa turba il tuo cuore?”. Il giovane rispose singhiozzando: “Padre mio, non si contano le mie infedeltà, le mie impurità, le mie incostanze!”. Padre Anatolij rispose: “Se il Signore avesse voluto chiamare qualcuno alla fedeltà, avrebbe chiamato le montagne, non gli uomini! Esse restano immutabili. Se avesse voluto chiamare qualcuno alla purezza, avrebbe chiamato le nevi o le acque dei ruscelli. Se avesse voluto costanza, sarebbe stata una monaca fedele l’ape laboriosa, che giorno dopo giorno raccoglie con rigore il polline per il miele. Invece ha chiamato me, ha chiamato te. Non lo ha turbato il nostro cuore tormentato, né ha provato disgusto per le nostre ansie. Se lo chiamano Dio del cielo, è forse perché in Lui convivono l’inquietudine della tempesta e la pace della bonaccia. Per questo ha chiamato l’uomo: deve senz’altro amare la bellezza del cambiamento”».
(dalla pagina Facebook di Luigi Santopaolo: https://www.facebook.com/share/p/wnPxAgBkjLuZDh1o/?mibextid=WC7FNe)
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